Affrontiamo un tema scottante inerente la titolarità di una farmacia e la successione morti causa, in caso di comproprietà in favore dei coeredi dell'azienda farmaceutica e la gestita da parte di un solo erede.
Tale fattispecie si verifica allorquando in caso di pluralità di eredi uno solo di essi sia farmacista ed abbia la possibilità di succedere nella gestione della farmacia, fermo restando la possibilità di succedere nell'azienda anche da parte dei NON farmacisti.
Ma cosa accade se l'accordo tra i coerenti prevede una stima della farmacia come azienda ai fini della divisione e quale è il valore della farmacia al momento della apertura della successione?
Sussiste poi un ultimo ma non meno importante quesito, ove la farmacia succeda nelle mani del solo erede farmacista, questi è tenuto ad un conguaglio verso gli altri eredi?
La titolarità di una farmacia e la Successione per morte del socio
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La titolarità di una farmacia e la Successione per morte del socio
Per comprendere tutte questa sfaccettature possiamo affermare che salvo contraria disposizione del contratto sociale e quindi a meno che non ci sia un accordo specifico di diverso senso, in caso di morte di uno dei soci, gli altri devono liquidare la quota agli eredi, a meno che preferiscano sciogliere la societa', ovvero continuarla con gli eredi stessi e questi vi acconsentano.
La Cassazione sul punto ha avuto modo di precisare che in tema di successione "mortis causa", ove nell'asse ereditario sia compresa una farmacia, occorre distinguere la proprietà di quest'ultima, che rimane in comune tra i coeredi fino alla divisione del patrimonio, dalla gestione, che compete a colui il quale sia in possesso dei requisiti di legge; tale distinzione impone di tener conto, nella stima del bene ai fini della divisione, dell'"apporto" riferibile al solo coerede farmacista, assumendo all'uopo rilievo al valore della farmacia al momento dell'apertura della successione.
Qualora, poi, a seguito della divisione, sorga a carico dell'assegnatario della farmacia un obbligo di conguaglio in favore dei coeredi, esso costituisce debito di valore che sorge all'atto dello scioglimento della comunione e rispetto al quale non sono dovuti gli interessi compensativi, sulla somma rivalutata del conguaglio spettante, ove i coeredi non abbiano, come nella specie, avuto il possesso ed il godimento comune della cosa, ma solo il diritto al rendiconto con riferimento ai frutti ed eventualmente il diritto agli interessi corrispettivi sulle somme dovute a tale titolo. (Cass. 24361/23)
Sempre in tema di scioglimento del rapporto sociale l'art. 2289 cc prescrive che nei casi in cui il rapporto sociale si scioglie limitatamente a un socio, questi o i suoi eredi hanno diritto soltanto ad una somma di danaro che rappresenti il valore della quota.
La liquidazione della quota e' fatta in base alla situazione patrimoniale della società nel giorno in cui si verifica lo scioglimento e consisterà in un debito dell’assegnatario della farmacia che avrà natura di debito di valore con tutte le conseguenze in tema di rivalutazioni.
Se poi vi fossero operazioni in corso, il socio o i suoi eredi partecipano agli utili e alle perdite inerenti alle operazioni medesime.
Salvo quanto e' previsto in caso di creditore particolare del socio defunto, il pagamento della quota spettante al socio deve essere fatto entro sei mesi dal giorno in cui si verifica lo scioglimento del rapporto.
Le vicende successorie quindi avranno un impatto notevole sia sull'azienda farmacia che sulla posizione degli eredi, chiamati a succedere all'azienda o chiamati in liquidazione. Il punto di partenza dell'intera vicenda è quella di una stima da cui poter far derivare i valori patrimoniali da organizzare.
Avv. Aldo Lucarelli
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